Cacucci Pino - 1992 - La Polvere Del Messico by Cacucci Pino

Cacucci Pino - 1992 - La Polvere Del Messico by Cacucci Pino

autore:Cacucci Pino
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: General, Fiction
ISBN: 9788807946189
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2004-04-13T22:00:00+00:00


Utopia in Topolobampo

Nella seconda metà del secolo scorso fu decisa la costruzione di una ferrovia che da El Paso scendesse fino a Città del Messico, e i sopralluoghi per il tracciato vennero affidati a un singolare personaggio, Albert Kimsey Owen, ingegnere ed esploratore, nonché filosofo e inguaribile sognatore. Si calcola che, solo per questo progetto, avesse percorso almeno cinquemila miglia a cavallo. E compiuta la sua parte di lavoro, Owen sembrò essere rimasto affetto da moto perpetuo, continuando a viaggiare instancabilmente e a proporre nuove linee ferroviarie, mai realizzate e ben presto superate in funzionalità dallo sciame di famigerate corriere che, oggi, meriterebbero un posto sulla bandiera nazionale accanto all'aquila, al serpente e al nopal.

Amante del deserto, dopo aver attraversato tutto il Sonora Owen si spinse verso sud, costeggiando la Sierra Madre Occidentale fino allo stato del Sinaloa, dove il Rio Fuerte rende ricche di foreste le montagne e fertili le vallate verso il mare. Esperto anche in drenaggio e irrigazioni, qui si intestardì a studiare una miriade di possibili miglioramenti, che sebbene rimasti sulla carta, gli avrebbero fruttato in futuro le attenzioni di Porfirio Díaz. Infatti una decina di anni più tardi, a Owen sarà affidato il progetto per drenare la Valle di Messico, che ssi sarebbe concretizzato nel canale Texcoco-Huehuetoca. Nel frattempo, Owen aveva scoperto una clamorosa mancanza nelle mappe dell'epoca: qualche chilometro a sud di Los Mochis la costa di Sinaloa non si presentava come un abbozzo di penisola rotondeggiante, ma era spezzata da una profonda insenatura. Tornato a Filadelfia, Owen pubblicò nel 1882 una nuova carta geografica del Messico, aggiudicandosi verso i posteri la "scoperta" della Baia di Topolobampo. Gli indios mayos, che vivevano lì da qualche secolo, non avevano mai sentito il bisogno di annunciare al mondo l'esistenza di tale baia. E comparire su atlanti e mappamondi, una volta tanto non si è tradotto nella scomparsa dei legittimi abitanti. I mayos, per quanto ridotti di numero da un secolo a oggi, continuano a vivere in questa zona dedicandosi alle stesse attività da cui traevano sostentamento i loro antenati: nel Sinaloa abbondano ancora cervi e cinghiali, che i mayos cacciano sostituendo gradualmente le carabine agli archi. Praticano anche la pesca, senza però spingersi in mare aperto, e il fatto di conoscere palmo a palmo la baia di Topolobampo ha rischiato di far estinguere una varietà di anatre pescatrici che nidificavano nelle isolette interne. I mayos riempivano intere canoe di uova per rivenderle nei mercati di Carricitos e Jipón, finché le povere anatre non hanno deciso di prendere adeguati provvedimenti: quasi si fossero messe d'accordo in massa, qualche decennio fa neppure una femmina è tornata nella baia per deporre, trasferendosi tutte nell'isola del Farallón, fuori dalla portata delle pagaie. Un altro curioso "incidente" fra i mayos e una specie animale è accaduto nel 1870. Il governo degli Stati Uniti aveva avuto una folgorazione appurando che nei deserti del Nord Africa i cammelli costituiva°no un mezzo di trasporto robusto e a bassissimo consumo. Cosi ne venne subito ordinato uno stock da destinare in Arizona e New Mexico.



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